Sono stati pubblicati sul sito internet del Dipartimento delle Finanze del MEF gli elenchi per il 2024, aggiornati al 20 ottobre scorso, delle società controllate dalla P.A. tenute all’applicazione dello split payment.
Si tratta di 6 diversi elenchi, che individuano le:
- società controllate di fatto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Ministeri (art. 2359, comma 1, n. 2, c.c.);
- enti o società controllate dalle Amministrazioni Centrali;
- enti o società controllate dalle Amministrazioni Locali;
- enti o società controllate dagli Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza;
- enti, fondazioni o società partecipate per una percentuale complessiva del capitale non inferiore al 70%, dalle Amministrazioni Pubbliche;
- società quotate inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa italiana.
Per ciascun soggetto presente negli elenchi viene indicato il codice fiscale, la denominazione e la data di decorrenza dell’inclusione negli elenchi.
Non sono incluse le Amministrazioni pubbliche, come definite dall’art. 1, co. 2, della Legge 196/2009, comunque tenute all’applicazione dello split payment per le quali è possibile fare riferimento all’elenco (cd. elenco IPA) pubblicato sul sito dell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (www.indicepa.gov.it).
I soggetti interessati, fatta eccezione per le società quotate nell’indice FTSE MIB, potranno segnalare eventuali mancate o errate inclusioni, fornendo idonea documentazione a supporto ed esclusivamente mediante uno specifico modulo di richiesta.
Si ricorda che lo split payment è stato prorogato fino al 30 giugno 2026 (cfr. la Decisione del Consiglio dell’UE n.1552 del 25 luglio 2023).
Questo meccanismo pone a carico delle Pubbliche Amministrazioni il versamento dell’IVA relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle stesse (cfr. Art.17-ter del D.P.R. 633/1972).
In sostanza, il cedente/prestatore emette fattura nei modi ordinari, mentre la P.A. versa al cedente/prestatore il solo corrispettivo a lui spettante per l’operazione resa, versando invece l’imposta dovuta direttamente all’Erario.
Nell’ottica di eliminare gradualmente questo meccanismo, a decorrere dal 1° luglio 2025, l’Italia si è impegnata ad escludere dall’ambito applicativo dello “split payment” le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate a favore delle società quotate in borsa incluse nell’indice FTSE MIB.